“Liberté di Paul Eluard:una parola universale”. Ricevo dalla prof.ssa Bianca Maria San Pietro-docente di francese-Bocconi

La libertà è un tema sempre dibattuto e un’aspirazione spesso non realizzata ;mi viene spontaneo pensare alla poesia di Paul Eluard dal titolo Liberté, pubblicata nel 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale e diventata immediatamente un inno della Resistenza francese contro l’occupazione. (Il testo ciclostilato in migliaia di copie venne lanciato dagli aerei alleati sopra la Francia occupata dai nazisti). 

Dal dopoguerra in poi questa poesia è stata studiata a memoria in tutte le scuole francesi. Rileggendola oggi, con un occhio diverso, si può dire che rappresenti il sentimento che accomuna tutti gli uomini alla ricerca della libertà in qualunque tempo e in qualunque parte del mondo. 

Ad un primo sguardo la poesia può sembrare infantile ed elementare e forse questa è la caratteristica che ne fa un messaggio universale, capito, interpretato e adattato a persone di ogni età. Non bisogna dimenticare che Eluard partecipa attivamente alla nascita del Dadaismo e alle prime fasi creative del Surrealismo assieme a Breton, Soupault, Aragon e molti altri. 

E se pensiamo che il Dadaismo prende il suo nome dalle prime sillabe pronunciate dai bambini che iniziano a parlare “da…da…” questa vocazione alla semplicità è presto spiegata. Ma questo poema racchiude in sé un piano di lettura molto più profondo: è una preghiera che viene dal cuore e che si snoda in modo monotono e ripetitivo come le litanie religiose. Le prime 19 strofe delle 20 che costituiscono la poesia sono infatti strutturate allo stesso modo: iniziano tutte con la preposizione SUR (sopra) e si concludono tutte con la stessa frase: J’écris ton nom (scrivo il tuo nome).  

Anche la scelta degli oggetti su cui scrivere il nome non è casuale: si parte da oggetti familiari come i banchi e i quaderni, la sabbia e la neve per proseguire poi con simboli di potere (armi, corone), con elementi della natura, con forme di vita animale (Eluard amava moltissimo gli animali e in particolare il suo cane), per arrivare agli uomini, agli amici in particolare, ai gesti di solidarietà, alle mani che si tendono alla ricerca di aiuto o per donare aiuto. 

Dopo tutto questo elenco di cose su cui scrivere la parola che ancora non è stata nominata, vengono due strofe, la 17 e la 18, dove tutto sembra perduto. L’atmosfera è di distruzione, di sconfitta, di solitudine ma nella diciannovesima strofa la speranza ritorna e finalmente nella ventesima si arriva a pronunciare questa meravigliosa parola per la quale l’uomo sente di essere nato: la libertà 

Per chi volesse leggere la poesia ecco un link al testo originale nella traduzione italiana del poeta Franco Fortini. 

La libertà è un tema sempre dibattuto e un’aspirazione spesso non realizzata ;mi viene spontaneo pensare alla poesia di Paul Eluard dal titolo Liberté, pubblicata nel 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale e diventata immediatamente un inno della Resistenza francese contro l’occupazione. (Il testo ciclostilato in migliaia di copie venne lanciato dagli aerei alleati sopra la Francia occupata dai nazisti). 

Dal dopoguerra in poi questa poesia è stata studiata a memoria in tutte le scuole francesi. Rileggendola oggi, con un occhio diverso, si può dire che rappresenti il sentimento che accomuna tutti gli uomini alla ricerca della libertà in qualunque tempo e in qualunque parte del mondo. 

Ad un primo sguardo la poesia può sembrare infantile ed elementare e forse questa è la caratteristica che ne fa un messaggio universale, capito, interpretato e adattato a persone di ogni età. Non bisogna dimenticare che Eluard partecipa attivamente alla nascita del Dadaismo e alle prime fasi creative del Surrealismo assieme a Breton, Soupault, Aragon e molti altri. 

E se pensiamo che il Dadaismo prende il suo nome dalle prime sillabe pronunciate dai bambini che iniziano a parlare “da…da…” questa vocazione alla semplicità è presto spiegata. Ma questo poema racchiude in sé un piano di lettura molto più profondo: è una preghiera che viene dal cuore e che si snoda in modo monotono e ripetitivo come le litanie religiose. Le prime 19 strofe delle 20 che costituiscono la poesia sono infatti strutturate allo stesso modo: iniziano tutte con la preposizione SUR (sopra) e si concludono tutte con la stessa frase: J’écris ton nom (scrivo il tuo nome).  

Anche la scelta degli oggetti su cui scrivere il nome non è casuale: si parte da oggetti familiari come i banchi e i quaderni, la sabbia e la neve per proseguire poi con simboli di potere (armi, corone), con elementi della natura, con forme di vita animale (Eluard amava moltissimo gli animali e in particolare il suo cane), per arrivare agli uomini, agli amici in particolare, ai gesti di solidarietà, alle mani che si tendono alla ricerca di aiuto o per donare aiuto. 

Dopo tutto questo elenco di cose su cui scrivere la parola che ancora non è stata nominata, vengono due strofe, la 17 e la 18, dove tutto sembra perduto. L’atmosfera è di distruzione, di sconfitta, di solitudine ma nella diciannovesima strofa la speranza ritorna e finalmente nella ventesima si arriva a pronunciare questa meravigliosa parola per la quale l’uomo sente di essere nato: la libertà 

Per chi volesse leggere la poesia ecco un link al testo originale nella traduzione italiana del poeta Franco Fortini. 

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