ROUSSEAU:Emile e il quasi “impero sensoriale”. Ricevo dalla collega Bianca Maria San Pietro-docente di francese in Bocconi- e pubblico volentieri.

ROUSSEAU:Emile e il “quasi impero sensoriale “

 di Bianca Maria San Pietro 

Rousseau, personaggio controverso del suo secolo, l’Illuminismo, sembra folgorato sulla via di Damasco quando nel 1749 legge per caso il tema proposto dall’accademia di Digione per un concorso:  “Le scienze e le arti hanno contribuito a migliorare i costumi?”. Rousseau si rende conto che per lui è esattamente il contrario: i costumi si sono corrotti, la società è peggiorata, proprio per colpa delle scienze e delle arti e da questo momento, dopo aver vinto il concorso,  vota la sua vita a convincersi e a convincere gli altri della bontà dei suoi ragionamenti.  

Lo farà nella nouvelle Héloïse parlando d’amore, nel Contratto sociale parlando di società e politica, e nell’Emile parlando dell’educazione dei bambini e dei ragazzi fino ai 20 anni. 

Nei cinque libri dell’Emile (di cui il quinto è dedicato all’educazione delle ragazze), Rousseau propone il suo modello di educazione negativa e libera: negativa nel senso che il bambino va protetto dall’influenza nefasta della civiltà, quindi NO al contatto con qualunque forma di vita sociale, compresa la scuola, e libera in quanto il bambino deve essere lasciato il più possibile a contatto dell’ambiente naturale,  In modo che possa sviluppare la propria esperienza attraverso la conoscenza della natura che lo circonda.  

Alcuni principi di Rousseau sono alla base della pedagogia moderna: ad esempio non bisogna cercare di ragionare con i bambini quando non ne hanno ancora le capacità, ma lasciarli liberi di crescere in modo naturale e fare in modo che sviluppino, almeno fino ai 12 anni, le loro conoscenze solo ed esclusivamente attraverso l’esperienza sensoriale. Attraverso l’osservazione diretta, senza imparare nulla nei libri, Emile forma la sua curiosità e poi la sua esperienza in modo totalmente personale. Rousseau sottolinea l’importanza di saper perdere del tempo: niente deve essere fatto forzatamente. Tutto quello che il bambino apprenderà sarà frutto della sua curiosità. 

A partire dai 12 anni bisognerà poi cercare di suscitare nel ragazzo l’interesse per il lavoro manuale in modo che possa imparare un mestiere che gli permetta di mantenersi. 

Solo nel quarto libro che parla dell’educazione dai 15 ai 20 anni Rousseau approccia l’educazione morale e religiosa: in questo momento il ragazzo dovrà per forza fare i conti con la società perché non potrà vivere isolato in eterno ed è in questo momento che la teoria di Rousseau diventa contraddittoria in quanto tutto il suo pensiero è improntato a denunciare la corruzione della società e ad esaltare la bontà dell’uomo primitivo. La sua teoria diventa ancora più discutibile nel quinto libro dove viene trattata l’educazione delle ragazze. La regola che Rousseau enuncia in questo libro e che riporto testualmente,  farebbe inorridire non solo le femministe ma qualunque persona di buon senso. Dice infatti Rousseau: “tutta l’educazione delle donne deve essere relativa agli uomini: piacere, essere utili, farsi amare e onorare da loro, crescerli quando sono giovani, curarli quando sono anziani, consigliarli, consolarli, rendere la loro vita piacevole e dolce. Ecco i doveri delle donne in tutti i tempi, ed ecco quello che bisogna insegnare loro fin dall’infanzia.” Qualunque commento a questo principio dell’educazione di Rousseau è superfluo….. ma voglio aggiungere una piccola curiosità: nel corso della sua vita, mentre esponeva i suoi principi sull’educazione, Rousseau ha avuto 5 figli da una donna, Thérèse Levasseur, che non ha mai sposato. I 5 figli sono stati messi tutti in un orfanotrofio. 

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